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«Meridiana», venticinquesimo anno
di Gabriella Corona e Rocco Sciarrone
A distanza di venticinque anni dalla nascita di «Meridiana», abbiamo accettato con emozione la proposta dei direttori uscenti e della redazione di assumerne la direzione. Una proposta che ci è sembrata entusiasmante ma anche molto impegnativa. La rivista ha al suo attivo settantadue fascicoli e quasi un migliaio di articoli. Un vastissimo patrimonio di conoscenze, frutto di un’esperienza intellettuale ed editoriale, fondata su una prospettiva fortemente orientata a decostruire, de-
Il nucleo del progetto originario consisteva, com’è noto, nella critica al paradigma dell’arretratezza del Mezzogiorno proprio della tradizione meridionalista, caratterizzato dall’esigenza di misurare lo scarto con realtà più sviluppate partendo non da una presa in considerazione del Sud come un tutto, ma come realtà complessa e articolata. Si è preso atto con le riflessioni
e, soprattutto, le ricerche pubblicate nella rivista che ci sono tanti Sud, anche molto diversi tra loro. L’intenzione iniziale di ripensare il Mezzogiorno, quindi di rivisitare e «revisionare» criticamente la questione meridionale, ha consentito di rileggere in modo nuovo anche i nessi che legano questa parte del Paese alla storia d’Italia e, più in generale, ai processi di sviluppo
e modernizzazione. Un’impostazione che ha permesso di vedere in modo diverso e differenziato non solo il Mezzogiorno, ma anche il Nord, o più precisamente il Paese nel suo insieme. Sono emersi punti di vista che hanno cercato di contrastare le visioni lineari e univoche del rapporto tra centri e periferie, l’uso meccanicistico e polarizzato delle categorie analitiche, la tendenza a destoricizzare e decontestualizzare problemi e fenomeni sociali. Molta attenzione è stata dedicata anche alle retoriche e alle rappresentazioni, veicolate nel dibattito pubblico e in quello scientifico, fondamentali per comprendere i processi che sono alla base della costruzione storica e sociale della realtà. Per mettere a fuoco, ad esempio, come alcune questioni possano assumere valenze che «unificano» o «dividono» l’opinione pubblica e le forze politiche, orientando scelte istituzionali e collettive. Il Mezzogiorno è stata e continua a essere una di tali questioni.
«Meridiana» è stata quindi un laboratorio che, mettendo al centro della sua riflessione il tema della pluralità e delle varietà territoriali, ha reso possibile predisporre una cassetta degli attrezzi più adeguata per leggere e analizzare i fenomeni di alterità, differenza e diversità che sempre più caratterizzano le società contemporanee. Sin dall’inizio, la rivista ha affrontato il nodo cruciale del rapporto tra livello micro e livello macro, cogliendo da subito la crescente rilevanza che andava assegnata alla relazione tra dimensione globale e dimensione locale.
Superando in parte il progetto originario, la rivista ha dunque accentuato nel corso degli ultimi anni la prospettiva di analisi e l’aspetto metodologico. È questo il suo valore aggiunto e il suo tratto originale nel panorama delle riviste italiane. «Meridiana» si può occupare di qualunque parte del pianeta per sperimentare un punto di vista processuale, un modo di guardare situato nello spazio e nel tempo, basato sulla multidisciplinarietà e su un uso della storia alimentato dalle domande del presente.
Riteniamo tuttavia che il Mezzogiorno debba rimanere uno dei principali fuochi di interesse della rivista e che continui a essere valido l’approccio intorno al quale «Meridiana» ha svolto i suoi ragionamenti nel tempo. Si è però arricchito e complicato l’insieme degli strumenti interpretativi ai quali s’intende fare riferimento. Non appare possibile tenere distinte le diverse dimensioni – economica, sociale, politica, culturale, territoriale – nell’analisi della realtà meridionale così come si è venuta configurando dall’unificazione fino ai giorni nostri. Né appare possibile separare i processi di trasformazione che hanno interessato il Sud dell’Italia da quelli che hanno caratterizzato il Paese nella sua interezza, né ignorare le «contaminazioni» spaziali, complesse e in continuo mutamento, ovvero quelle connessioni e confluenze che una visione «dualistica» e «sviluppista» difficilmente è in grado di afferrare. Siamo convinti, d’altra parte, che il nostro percorso non può che essere parallelo a quello di una rivisitazione profonda delle categorie e dei criteri di interpretazione che hanno dominato il mainstream dei diversi campi disciplinari, con riferimento ad esempio a concetti quali sviluppo, modernizzazione, stato e mercato.
Finché il dibattito pubblico e i modelli delle scienze sociali continueranno a usare e ad abusare di categorie come Nord, Centro e Sud in chiave geografico-
Non si tratta dunque di riproporre un nuovo paradigma o una nuova ortodossia, ma di continuare a percorrere una strada volta a cercare le «verità possibili», per quanto approssimative e difficili da individuare, attraverso un lavoro di scavo e di ricerca, di ridefinizione e di «raffreddamento» di temi e problemi, di messa in discussione di luoghi comuni e di categorie ideologiche, frequentemente impiegati e strumentalizzati nel dibattito pubblico dalle retoriche politiche e dal linguaggio mediatico. Siamo convinti che un contributo autentico di conoscenza può dare un sostegno proficuo non solo alla crescita culturale e scientifica del nostro Paese, ma pure all’azione dei decisori chiamati ad assumere responsabilità pubbliche. Questa ci appare anche la via per non soggiacere a quel senso di rassegnazione che sembra frustrare oggi ogni progetto finalizzato a predisporre la costruzione di una società per le generazioni che verranno.
Il Mezzogiorno è stato dunque uno spazio che ha consentito alla rivista di sperimentare modelli analitici che è possibile trasferire su scala più ampia. L’irrompere della dimensione globale e l’indebolimento di quella nazionale ci impone, poi, un inevitabile allargamento della nostra prospettiva di indagine verso analisi di tipo transnazionale e, al contempo, un avvicinamento ai micro-
In questa ottica, crediamo altresì che sia opportuno valorizzare il carattere della rivista in quanto strumento scientifico e multidisciplinare di intervento nel dibattito pubblico e di lettura dei grandi temi che lo animano. I suoi lettori si identificano non solo con la comunità degli studiosi, ma anche con funzionari pubblici, studenti, giornalisti, politici ecc. Esiste una richiesta nuova di conoscenze che non si risolve nella mera crescita culturale in specifici ambiti disciplinari. Si tratta di una domanda di conoscenza come bene pubblico, in grado di orientare le scelte della polis verso un ordine di valori e di soluzioni idonei a favorire un maggiore e più diffuso benessere sociale ed economico. Una delle sfide per la nuova redazione sarà proprio quella di trovare i modi per raggiungere e coinvolgere questo pubblico, anche attraverso la pubblicazione del sito web di «Meridiana», che vuole rappresentarne la sua proiezione oltre i tradizionali confini editoriali.
La rivista può rispondere ancora a una domanda di sapere critico, cercando di cogliere la complessità dei temi che il dibattito pubblico (e spesso anche quello interno alle scienze sociali) presenta in maniera semplificata, strumentale e appiattita sul senso comune. D’altro canto, non vogliamo sottovalutare le difficoltà che «Meridiana» dovrà affrontare per proseguire nel suo cammino. Basti pensare ai cambiamenti che stanno radicalmente trasformando il panorama editoriale, con effetti profondi sulle pubblicazioni scientifiche di tipo periodico, oppure ai processi di valutazione dei «prodotti della ricerca», che determineranno conseguenze non facilmente prevedibili sul medio e lungo periodo. La rivista è pronta a cogliere queste sfide, e si attrezzerà ancor di più per rispondere alle nuove esigenze, senza però snaturare il suo progetto originario né cedere a spinte omologanti o rinunciare ai suoi tratti distintivi, come quello della interdisciplinarietà (nonostante siano emersi orientamenti di segno opposto nei processi di valutazione della ricerca).
«Meridiana» continuerà a proporre un lavoro collettivo che da sempre coinvolge studiosi e intellettuali che appartengono al campo della storia, della sociologia, dell’antropologia, dell’economia, della scienza politica, della geografia e così via dicendo, privilegiando tematiche che per essere comprese a pieno richiedono analisi trasversali ai diversi ambiti disciplinari.
Si pensi, solo per citarne alcune, a quelle relative alle diseguaglianze economiche e sociali, all’ambiente, ai movimenti migratori, allo sviluppo, ancora alle differenze territoriali. Verrà quindi preservata e valorizzata anche la prospettiva comparata, sul piano metodologico, tematico e geografico. Molto spazio sarà ancora dedicato a ospitare risultati e materiali di ricerche originali, con particolare attenzione a quelle prodotte da giovani studiosi, essendo un altro tratto peculiare della rivista quello di favorire un fruttuoso interscambio tra generazioni diverse di ricercatori.
Noi ci impegneremo a portare avanti il percorso di «Meridiana», forti del sostegno di chi ci ha preceduti e dei nuovi compagni di viaggio che ci affiancheranno.
pubblicato sul numero 73-